18 October 2024

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Posted by admin on October 27, 2016
dr. Vincenzo Tipo

DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 25/10/2016

Vincenzo Tipo: «Non dimenticherò mai le lacrime della piccola Ehra. La maggior parte dei piccoli che abbiamo visitato al porto avevano la scabbia»

di Raffaele Nespoli

Quello che ho vissuto domenica mi ha segnato profondamente. Per il lavoro che faccio sono abituato a vedere negli altri la paura, a volta anche la disperazione, ma negli occhi di quei bambini c’è di più. Sono occhi che ti scrutano nell’anima». Vincenzo Tipo, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono, parla con voce commossa dello sbarco di migranti arrivati al porto di Napoli domenica scorsa. In 465 sono stati assistiti e curati dai medici partenopei prima di essere smistati nei centri di accoglienza e nelle case famiglia, tra loro anche tantissimi bambini. «Mi porterò nell’animo quest’esperienza che mi ha insegnato che la solidarietà è dovuta ai più sfortunati. Porterò nel cuore la piccola Ehra, credo si chiamasse così – aggiunge – quando è arrivata si è mostrata spaventata. Come biasimarla? Si è trovata davanti degli estranei con le mascherine. Poi i suoi occhi si sono riempiti di lacrime e piangendo si è lanciata verso di me mettendomi le braccia al collo, come a voler dire “proteggimi”». «Una decina – prosegue Tipo – non avevano più i genitori, erano soli. Come medico sono preparato, ma situazioni del genere provocano emozioni forti. Ci siamo trovati davanti persone disperate, a piedi nudi, vestiti con abiti di fortuna».

Emozioni che il responsabile del pronto soccorso ha condiviso anche su Facebook, in un post che ha fatto commuovere il web scrivendo di «volti tesi... e sguardi persi...». Ma anche tanta compostezza. «I bambini erano spaventati, infreddoliti, diffidenti. I loro occhi erano tristi, ma è bastato poco per guadagnare la loro fiducia». Aggiunge il dottor Tipo: «Il Santobono è stato chiamato in quest’emergenza e ha risposto subito». Sul posto è arrivato un team di specialisti: oltre a lui, la dottoressa Margherita Rosa, Serenza Ascione (specializzanda in pediatria), l’infermiera Ginevra Pesce e l’autista dell’ambulanza di soccorso avanzato Luigi Mastrogiacomo.

Costante anche il contatto con la direzione generale dell’ospedale, con la dottoressa Annamaria Minicucci per gestire eventuali emergenze. «Quasi tutti i bambini – aggiunge il responsabile del pronto soccorso - sono stati trattati sul posto e hanno potuto poi raggiungere le destinazioni loro assegnate». Nel suo racconto c’è poi l’intensità del dramma vissuto da questi piccoli, inconsapevoli, migranti. «Quasi tutti – dice – portavano i segni evidenti della disidratazione, altri avevano la febbre. La maggior parte dei bimbi che abbiamo visitato avevano la scabbia».

Per due di loro è stato necessario il ricovero. «Uno aveva segni di trauma su tutto il corpo, era evidente che aveva preso dei colpi. Il padre ci ha raccontato che nella traversata il piccolo è stato spinto; lui ha cercato di proteggerlo, poi c’è stato il naufragio». Tanta disperazione, ma anche una grande dignità. I migranti, nonostante abbiano vissuto esperienze atroci, sono rimasti in fila, composti e grati ai camici bianchi che si stavano prendendo cura di loro. Con grande umanità.

LINK ARTICOLO PUBBLICATO SU CORRIERE DELLA SERA 

 

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