22 December 2024

Ritratto di admin
Posted by admin on December 05, 2017

CODICE: 

RNG050

SINONIMO: 

Nanismo metatropico

ETA' DI ESORDIO: 

Neonatale, Prenatale

INCIDENZA: 

<1 / 1 000 000

TRASMISSIONE : 

Autosomica dominante o Non applicabile

MEDICO CERTIFICATORE: 

DE BRASI D - SIANI P.

S.C. : 

Pediatria 1

 

RIASSUNTO

La displasia metatropica (MTD) è una displasia spondiloepimetafisaria rara caratterizzata da torace lungo e arti corti nel periodo neonatale, successiva cifoscoliosi grave e progressiva, che esita in un'inversione delle proporzioni nell'infanzia (torace corto e arti lunghi) e statura finale bassa nell'età adulta.

La prevalenza non è nota. Finora sono stati descritti circa 81 casi. Lo spettro fenotipico della MTD è variabile e si associa a forme gravi con esito letale in utero, o immediatamente dopo la nascita, e a forme che presentano solo lievi alterazioni scheletriche. I neonati mostrano alla nascita un torace lungo con arti corti. Possono essere presenti anomalie craniofacciali, con fronte promimente, ipoplasia mediofacciale e mascella squadrata. Alcuni pazienti presentano un allungamento del coccige e, raramente, sordità neurosensoriale. La cifoscoliosi a progressione rapida compare nell'infanzia quando si manifesta un'inversione nelle proporzioni con un accorciamento del torace ed arti relativamente lunghi. La cifoscoliosi può evolvere in deformità toraciche, riduzione della funzione polmonare e distress respiratorio, che può essere letale. Le piccole articolazioni sono di solito ipermobili, mentre quelle grandi possono essere interessate da contratture, in genere progressive. La cifoscoliosi grave e l'eventuale instabilità atlantoassiale possono esitare in una mielopatia. Gli adulti raggiungono una statura media di 107-135 cm. L'intelligenza è normale. La MTD è dovuta alle mutazioni nel gene che codifica per il recettore transiente potenziale vanilloide 4 (TRPV4), che codifica per un canale cationico permeabile al Ca2+ polimodale presente in diversi tessuti. Le mutazioni del gene possono provocare un aumento del calcio nei condrociti e, di conseguenza, un'alterazione dell'ossificazione endocondrale ed i segni clinici della MTD. La diagnosi si basa sui segni clinici e radiologici. I segni radiologici comprendono diafisi corte con metafisi larghe, significativa platispondilia, calcificazione precoce della cartilagine ioide e cricoide, bacino a forma di alabarda, grave ipoplasia della parte anteriore delle prime vertebre cervicali con anomalie e aspetto squadrato delle ossa del calcagno. I segni radiologici variano a seconda dell'età. I test molecolari possono identificare le mutazioni di TRPV4, confermando la diagnosi. Le diagnosi differenziali si pongono con la mucopolisaccaridosi tipo IV e altri tipi di displasia spondilometafisaria, in particolare la displasia spondilometafisaria tipo Kozlowski (si vedano questi termini), una malattia allelica che presenta una significativa sorapposizione con le forme lievi di MTD. È possibile la diagnosi prenatale con l'analisi genetica e i test strumentali prenatali (tomografia computerizzata 3D, ecografia), che può essere proposta se è nota la mutazione segregante nella famiglia. La MTD ha una trasmissione autosomica dominante ed è possibile la consulenza genetica. I genitori affetti dalla MTD hanno una probabilità del 50% di trasmettere la malattia ai figli. Molti casi originano da mutazioni de novo ma, nelle famiglie in cui non è presente la malattia, non può essere escluso un mosaicismo germinale. Il trattamento mira ad evitare in qualche modo la progressione della deformità scheletrica e a preservare la funzione polmonare. Il trattamento standard prevede l'uso di un tutore, fino a quando non venga raggiunta la maturità scheletrica. Si preferisce di solito un approccio conservativo anche se, in alcuni casi, gli interventi chirurgici (chirurgia correttiva della colonna vertebrale con fusione posteriore) sono efficaci nell'arrestare la deformità. Prima di prendere in considerazione qualsiasi tipo di intervento invasivo, è necessaria la valutazione preoperatoria della funzione polmonare. I disturbi della respirazione o i segni di mielopatia dovrebbero essere monitorati con un regolare follow-up. Nei casi gravi si può rendere necessaria la tracheostomia e la ventilazione artificiale a lungo termine. La prognosi varia a seconda della gravità della malattia. L'attesa di vita non è di solito compromessa, a meno che non vi siano complicazioni respiratorie.

SCHEDA ORPHANET